Notizie storiche su Maliseti e dintorniAnche nella zona subito a nord della ferrovia Prato-Pistoia coesistono zone miste industriali e residenziali. L'edificato è recente, del XX secolo, con pochi nuclei più antichi lungo la via Montalese, collegamento tra Prato e Montemurlo che ricalca l'originario percorso della via consolare romana Cassia da Firenze a Pistoia, del II sec. a.C. La zona di Chiesanuova ebbe questa denominazione dopo che Colombino Bassi, vescovo di Pistoia e, suo malgrado, di Prato (dal 1715 al 1732), istituì nel 1731 la nuova parrocchia di Maliseti, facendovi costruire una chiesa, la cui emblematica dedica a Santa Concordia voleva alludere ad un'auspicata pace tra le due città e diocesi. In realtà il vescovo tolse alla parrocchia della Cattedrale questo vasto territorio extraurbano, legandolo direttamente alla diocesi di Pistoia. Non lontano dalla chiesa, poi detta Santa Maria dell'Umiltà a Chiesanuova, si trova il Camposanto comunale, costruito nel 1835 nel territorio della diocesi di Pistoia e benedetto solo nel 1851. Prima del XVIII secolo la zona di Chiesanuova era considerata parte del sobborgo di Maliseti, che prendeva nome da uno Spedale per pellegrini e poveri viandanti sorto lungo la strada per Montemurlo alla fine del XII secolo, per volere di Martino Maleseti. Scomparso questo istituto, il toponimo Maliseti è rimasto nella zona e ancora oggi designa la nostra frazione, sviluppatasi in tempi recenti intorno al vecchio nucleo, lungo la via Montalese, ad est del Fosso della Dogaia, che ancora oggi segna la linea di confine dell'abitato. Realizzato dal Comune nei primi anni del Trecento per catturare le acque del Bardena, impedendo che queste confluissero nel torrente Bagnolo, il Fosso della Dogaia, dotato di ponti levatoi protetti da torrette, svolgeva anche un'importante funzione difensiva. Uno degli edifici simbolo di Maliseti è il Pattinodromo, realizzato nel 1980: la pista è coperta da una cupola geodetica Füller del diametro di ben 52 metri, una delle più grandi d'Europa. Ripresa dall'abitato la recente via Melis, via di Maliseti porta verso l'abitato di Narnali, ormai inglobato dall'espansione cittadina, ed entra nella trafficatissima via Pistoiese.Proseguendo via Pistoiese, oltrepassato il Fosso della Dogaia (che prende poi il nome di Fosso di Iolo, attraversa Galciana, Casale e Iolo, e si getta nell'Ombrone), si entra nella frazione di Viaccia, sviluppatasi negli ultimi anni intorno alla strada per Pistoia. Tornando a Maliseti, e guardando verso nord oltre il torrente Bardena, ecco l'area di Galceti, documentata con questo nome (Calcito, poi Galceto) fin dal 1045. Il territorio pedecollinare fu frequentato fin dal periodo paleolitico, anche per la presenza di affioramenti di diaspro rosso, utilizzato fin dall'età del bronzo per produrre strumenti litici (raschiatoi, punte di freccia, denticolati). Nel periodo medioevale Galceto, che faceva parte dei sobborghi del distretto pratese, era per buona parte sotto il controllo diretto del Comune; di qui veniva scavata una particolare terra adattissima per la gualcatura (follatura) delle stoffe. Tutta l'area è dominata dal Monteferrato, complesso collinare coperto da ricca vegetazione e formato da tre cime arrotondate, a "pan di zucchero", geologicamente molto diverse dalla piana circostante: sono infatti costituite da magma eruttivo di intrusione (prodotto in ambiente marino da un vulcano nell'area ligure), formato da minerali diversissimi, tra i quali il serpentino, noto come marmo verde di Figline (o di Prato). Il particolare tipo di roccia fa sì che sul Monteferrato vegetino esemplari unici di licheni. FONTE: «Prato e la sua Provincia» di Claudio Cerretelli, edito da Giunti per A.P.T. Prato |