Articolo prelevato integralmente dal quotidiano \"IL TIRRENO\" del 25 marzo 2011: «Prato non può garantire un\'accoglienza dignitosa a queste persone». Così la pensa Don Santino Brunetti, parroco di Maliseti e vicario episcopale per gli immigrati, da sempre schierato in prima linea dalla parte dei più poveri, sulla possibilità di ospitare in città una parte dei 50mila profughi libici in arrivo in Italia..... Il Comune di Prato si è dichiarato contrario ad accoglierli. Don Santino, lei come la vede? «Prato non ha la possibilità di farlo perché attualmente non dispone delle strutture adeguate per far fronte all\'arrivo di trecento o più profughi. Ogni città è tenuta a dare la propria disponibilità in base al numero di persone che può dignitosamente accogliere. In passato, successe la stessa cosa con gli albanesi: allora, nonostante una minore presenza di immigrati rispetto a oggi, Prato ne accolse una cinquantina, in parte in una struttura della Caritas e altri sparsi tra la palestra Etruria e la colonia di Montepiano». Oggi non sarebbe possibile? «No, perché quelle strutture non sono più disponibili. Al momento gli unici edifici liberi sono le fabbriche che però non sono abbastanza dignitose. E poi è un problema di gestione: 300 persone sono 300 pasti per tre volte al giorno, senza contare l\'organizzazione del tempo libero, a cui avrebbero diritto. Non ne faccio una questione di reazione dei cittadini pratesi, ma di dignità umana che è ben altra cosa. Per lo stesso motivo abbiamo sempre detto no ai Centri di accoglienza». L\'assessore all\'Integrazione Giorgio Silli ha dichiarato che \"Prato è la Lampedusa della terraferma\". Come giudica quest\'affermazione? «E\' uno dei tanti slogan a effetto. Soltanto ritengo che il compito di un amministratore dovrebbe essere quello di calmare gli animi non di fomentarli. Lo stesso ministro Maroni, su questa vicenda si è dimostrato abbastanza contenuto nel parlare». Visto che il presidente della Regione Rossi ha garantito la disponibilità della Toscana ad accogliere 3500/4000 libici, lei che cosa propone? «Di distribuire i profughi secondo le disponibilità dei comuni. Noi, come detto, non abbiamo le strutture per ospitarli, mentre potrebbero farlo Livorno, Pisa, Piombino e Massa, che hanno le colonie sul mare. C\'è da stabilire poi in che modo Prato potrà collaborare economicamente con il resto della regione». Dai risultati di un sondaggio del Tirreno, la maggioranza schiacciante dei votanti si è schierata dalla parte di chi non è d\'accordo con l\'inserimento dei profughi libici in città, pur di fronte a una situazione drammatica che riguarda migliaia di persone. Che cosa ne pensa? «Bisogna tener conto del fatto a Prato c\'è un tasso di immigrazione che è più alto della media nazionale. Questo significa che su questo tema l\'Italia dovrà fare i conti con l\'Europa, non può continuare a essere un peso sulle spalle dei comuni e delle province». |